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4 Novembre 2020

 

Come il 25 aprile anche oggi, a causa dell’emergenza sanitaria, siamo in pochi a poter presenziare fisicamente a questo momento

 

Desidero iniziare con le parole scritte sul manifesto di quest’anno

 

“Tutto questo finirà ed allora ti potrò riabbracciare e rammenteremo i tempi che ora si passa…

Dovrà finire questa guerra terribile ed allora saremo di nuovo uniti come lo siamo sempre stati.

Spero che la fortuna prosegua ed allora dimenticheremo tutto, le fatiche, il freddo ed il pericolo, tutto scomparirà e tornerò insieme alle mie più care creature”.

(Il tuo per sempre marito Claudino

 Lettera dal fronte)

 

Queste le parole scelte per il manifesto del 4 novembre, giornata dell’Unità Nazionale e delle forze Armate, di quest’anno;

scelte perchè ben interpretano questo  momento storico che stiamo attraversando.

Scritte più di 100 anni fa, semplici  ma evocative e più attuali che mai.

Tutto questo finirà……..  ti potrò riabbracciare…….. rammenteremo i tempi che ora si passa…… saremo di nuovo uniti……..Spero che la fortuna prosegua……….

Frasi che dal mese di febbraio ricorrono e accompagnano la nostra quotidianità.

Allora l’atrocità della guerra, per chi combatteva al fronte e per chi era a casa, oggi l’atrocità del virus, che ci destabilizza, che ci rende impotenti, fragili, che mette a repentaglio la nostra salute, la nostra vita e ci limita nei diritti e nella  libertà.

Allora come oggi la speranza di farcela, di poter superare il pericolo e dimenticare i sacrifici per  poi tornare insieme.

 

Come allora abbiamo tutti  la responsabilità comune di prenderci cura più che mai delle nostre comunità, del nostro oggi sofferente, affinchè anche dai momenti più bui si possano trarre nuove forze, scoprire nuove potenzialità, avere la prospettiva di un futuro rinnovato, per noi  e per quello dei nostri bambini e ragazzi

La cura presuppone attenzione all’altro, rispetto dell’altro, presuppone relazione.

Quindi significa andare oltre i personalismi, evitare inutili strumentalizzazioni, stare attenti ai nostri modi di comunicare, pensare all’effetto che le nostre azioni possono avere sull’altro. Un effetto di chiusura o di apertura? Di appesantimento o di leggerezza?

Dobbiamo far perno sui valori dei nostri nonni, sulla sussidiarietà e sulla condivisione, sul sentirsi parte, non solo; accolto, non escluso. Dobbiamo far perno soprattutto sul dialogo fra le istituzioni, fra le persone.

Da situazioni difficili come questa possiamo uscirne un po’ meno massacrati e riusciremo a rialzarci se saremo in grado di costruire alleanze ed avviare processi virtuosi che aiutino ad andare oltre la resistenza, che aiutino a “starci dentro”, uscendone rafforzati.

 

In questi mesi seppur fra mille contraddizioni, nell’incertezza e con fatica, abbiamo lavorato insieme, in silenzio,  per salvaguardare e restituire alcuni dei diritti che ci erano stati limitati e/o negati: la salute, il gioco, lo sport, la scuola, la visita alle persone anziane nelle RSA, la riapertura dei centri anziani e dei centri disabili, la socialità,  la riattivazione di alcuni servizi.

In questi giorni fatichiamo  a capire le nuove limitazioni perché  sembrano vanificare i nostri sforzi, per un periodo ancora incerto.

Fatica determinata dallo stress fisico, psicologico, economico, dal fatto che in questo momento la situazione epidemiologica nel nostro territorio sembra sotto controllo, ma anche e soprattutto dalla violenza della comunicazione, dalla mancanza di dialogo, dai protagonismi di chi urla “sarebbe stato meglio fare così piuttosto che……”

 

Anche  gli specialisti in materia, coloro che dovrebbero rassicurarci, hanno pareri contrapposti.

 

In questo momento particolarmente complesso come ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “dobbiamo mettere da parte gli egoismi, per unire gli sforzi di tutti e di ciascuno, quale che sia il suo ruolo e quali che siano le sue convinzioni, nell’obiettivo comune di difendere la salute delle persone e di assicurare la ripresa del nostro paese”

 

Un grazie riconoscente  alle donne ed agli uomini delle forze dell’ordine, al personale sanitario, alla protezione civile, ed ai moltissimi  volontari che  si sono prodigati e continuano a prodigarsi a sostegno delle persone, dell’emergenza e della sicurezza in tutte le sue declinazioni, interpreti dei valori per i quali hanno combattuto i nostri nonni.

 

Mario Rigoni Stern ha scritto:

 “ Questi i risultati della pace e della libertà: lavorare e costruire per il bene degli uomini, non distruggere e conquistare con la forza delle armi, ma vivere con il  lavoro per la fratellanza e l’aiuto reciproco”

 

Mi piace concludere con le parole di  Papa Francesco, “noi tutti possiamo artigiani di pace”.

Sì artigiani, perché l’artigiano cura la sua opera, la conosce nei minimi particolari e se ne innamora.

E’ ciò che possiamo fare noi per la nostra comunità, per il bene comune.

 

Grazie a Don Francesco ed all’operatore che ha permesso la diretta streaming, grazie ai volontari, alpini, marinai, cittadini, che hanno collaborato e curato la preparazione di questo 4 Novembre.

 

Il Sindaco

Mariagrazia Vergani